Il risorgere del turismo: l’ora del cambio di modello

È evidente ormai che il 2025 è l’anno del recupero pieno. A questo punto della stagione i dati parlano chiaro. Dopo anni persi a causa della pandemia, la preoccupazione per la guerra in Ucraina, l’incremento dell’inflazione e l’aumento consistente dei costi delle bollette. Sembra che il “Revenge travel” si stia materializzando! Questo sarà sicuramente l’anno della risurrezione turistica, lo dicono i dati. Infatti, fra l’80 e il 90% dei cittadini desidera fare un viaggio quest’anno, seppur i prezzi vadano da un 20 a un 30% in più.
Probabilmente in Italia raggiungeremo un nuovo record, magari anche superando i dati di flussi del 2019. I record vanno bene, per carità, ma in realtà avremo più turisti e minore redditività per gli operatori. Se l’attuale tendenza del mercato italiano si manterrà, avremo il recupero di arrivi e di presenze. Ma non di redditività imprenditoriale perché i costi operativi stanno aumentando a ritmo vertiginoso, senza accenni a diminuzioni.
È necessario essere prudenti. Questo è un anno anormale. Non dobbiamo pensare che il 2025 sarà automaticamente come il 2024. Il turismo italiano dovrà competere a livello internazionale non per la quantità, ma per la qualità e soprattutto per il valore aggiunto.

Il necessario ripensamento nel turismo italiano

Il turismo delle città d’arte e quello balneare hanno bisogno di un riposizionamento. Il rischio evidente è tornare alle situazioni di overtourism in alcune destinazioni. Pertanto è necessario un cambio di modello, fuggendo dalla quantità in favore della qualità. Dobbiamo evolvere verso un turismo più esperienziale, sostenibile, davvero autentico (non solo a parole) e più empatico con la popolazione locale. Durante la pandemia tutti hanno parlato del bisogno di evolvere e cambiare modello, ma in realtà pochissime destinazioni e pochi operatori lo hanno fatto. Il comportamento del mercato attuale, costituito ancora principalmente dal turismo domestico, può essere una trappola fatale per destinazioni e operatori turistici nell’immediato futuro. Il nostro modello turistico è molto stagionale, praticamente vincolato alla stagione estiva. E molto dipendente, per esempio per le città d’arte, da pochi mercati e viaggiatori con un potere d’acquisto medio o anche basso. Sicuramente è necessario fuggire dal “turismo della pizza o panino” verso un turismo di qualità e con maggiore potere d’acquisto. Ciò vale in particolare per le destinazioni del turismo dei borghi. Ma a questo turismo, che non necessariamente è quello di lusso, bensì premium, è necessario offrire valore aggiunto. È questa la principale debolezza del nostro sistema turistico e della nostra ospitalità generale.

I tratti della stagione 2025

Se dobbiamo definire i principali tratti che stanno delineando la stagione 2025, quella del recupero, possiamo elencarli cosi:

  1. La voglia di vacanza sta vincendo davanti alla realtà di prezzi elevati
  2. Il turismo rurale (dei borghi) e di media montagna stanno mantenendo l’attrattività guadagnata durante il periodo pandemico
  3. Il ritorno del turismo di città d’arte (non confondere con turismo culturale tout-court) è cominciato
  4. Il turismo balneare recupera flussi turistici internazionali, anche in destinazioni dove prima della pandemia erano quasi spariti
  5. L’incertezza modifica le abitudini dei turisti: il turista, oltre a informarsi di più e meglio con internet, blinda le sue vacanze davanti alle circostanze
  6. Si consolida la prenotazione tardiva

Vedremo se, con la tranquillità che questo recupero ci sta concedendo, saremo capaci di pensare alla necessaria evoluzione. Il settore turistico, destinazioni, amministrazioni e operatori, continuano a girare attorno ai temi strutturali come un criceto sulla ruota, senza cercare e una vera via di uscita. Auguriamoci che non si affermi l’idea che il turismo in Italia possa tornare al passato.

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